giovedì 14 marzo 2013

Quale veleno bolle in pentola?

DALL'INDIA ARRIVANO LE PADELLE RADIOATTIVE, MA ANCHE QUELLE IN ACCIAIO E LE ANTIADERENTI POSSONO MINARE LA SALUTE. LA PRIMA REGOLA: NIENTE GRAFFI

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Con il senno di poi, il fatto che quelle pentole e posate arrivassero dall'India qualche dubbio avrebbe dovuto farlo venire. Chissà da dove proveniva l'acciaio con cui erano realizzate, o forse lo si poteva immaginare visto che proprio le coste dell' India sono l'ultima destinazione di molte navi da "rottamare".
 
Seppure riciclato, che fosse acciaio radioattivo era difficile da credere.
Le analisi dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Foggia hanno rilevato la presenza di cobalto 60, una sostanza radioattiva potenzialmente pericolosa per l'uomo. Così è partita una corsa contro il tempo per rintracciare quelle pentole che erano già finite sugli scaffali di negozi in Italia, Malta e Montenegro. Nessuna truffa: le pentole erano state importate da un'azienda di Taranto; arrivate in Italia il 21 dicembre, con tutti i documenti in regola, era stato concesso il nullaosta alla vendita.
Tutto si poteva immaginare tranne che il 1° febbraio i risultati delle analisi di routine indicassero la presenza di pericolose tracce di cobalto 60. Che, durante la cottura, sarebbe potuto "migrare" nel cibo. Assorbito da fegato, reni e ossa può provocare diversi tipi di cancro.
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Insomma, non si può più essere sicuri neppure di fronte a una tradizionale padella in acciaio? In effetti, le raccomandazioni del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di Sanità invitano a più di una precauzione. «La migrazione eccessiva di nichel nel cibo può causare reazioni allergiche», fanno sapere dalla Direzione igiene e sicurezza degli alimenti e della nutrizione del ministero. Non solo. Seppure assai resistenti, anche per pentole e padelle in acciaio valgono le precauzioni comuni a tutti gli utensili di cucina: «Si deve evitare di graffiarne la superficie o pulirle con spugnette molto abrasive, perché in corrispondenza dei graffi si possono annidare residui alimentari che carbonizzando alla fiamma possono produrre sostanze pericolose per la salute». Insomma, prendersi cura della padella, di qualunque materiale sia fatta, vuoi dire prendersi cura della propria salute. «In realtà, una buona prevenzione la otteniamo già seguendo i vecchi consigli», tranquillizza Maria Rosaria Milana, a capo del reparto Esposizione e rischio da materiali dell' Istituto superiore sanità.
untitled6Tutte le nonne sanno che si può cuocere ma non bisogna conservare il cibo nelle pentole in alluminio, anche se sono assai amate dai cuochi. Parecchi alimenti, infatti, sono in grado di attaccare l'alluminio stesso e favorirne la migrazione nel cibo: la sua ingestione è messa in relazione con l'insorgere di problemi neurologici.
 
untitled1Già, ma le nonne non possono venirci in aiuto con le pentole dell'ultima generazione, prime fra tutte le antiaderenti. «Sono realizzate rivestendo una base metallica con un sottile strato plastico», spiega Maria Rosaria Milana. Non andrebbero mai utilizzate come bistecchiere o lasciate sul fuoco a lungo senza del grasso o dell'acqua. «La superficie metallica scaldandosi danneggia la parte plastica che può rilasciare sostanze tossiche negli alimenti», aggiunge ancora la dirigente dell' ISS. Non a caso, infatti, dal 2015 il Pfoa (l'acido perfluoroottanoico), utilizzato nel processo di realizzazione del rivestimento e dichiarato tossico nel 2006, non dovrà più essere usato. "Anche se la data è ancora lontana, alcune aziende hanno già iniziato a eliminarlo", scrive Altroconsumo, il mensile dell'omonima associazione consumatori. "Tuttavia, gli alimenti che abbiamo cucinato con le pentole dei nostri test non presentano tracce di questa sostanza, anche per i modelli che non dichiarano l'assenza di Pfoa".
untitled2Una soluzione per mettersi al riparo comunque potrebbe essere affidarsi a pentole con rivestimento in ceramica. In questo caso, lo strato in plastica è sostituito da uno in ceramica "tecnica". «È un rivestimento più resistente alle alte temperature, rispetto alle antiaderenti tradizionali e sembrano più resistenti alle lesioni», spiega Maria Rosaria Milana. Che però avverte: «Manca una ricerca sistematica sui possibili rischi di contaminazione del cibo, ma fino a oggi nessun laboratorio ha evidenziato questo pericolo».
images4E se invece, tornando ai consigli delle nonne, scegliessimo di cucinare solo con pentole in ghisa, rame o addirittura in pietra? Le pentole in rame sono ritenute tra le migliori per la cucina, ma sono tra le più pericolose per la salute, soprattutto se il rivestimento di stagno è rovinato. «Valgono i vecchi consigli: quando vedi la pentola ossidata o con danni e graffi evidenti, bisogna cambiarla».
 
 
ACCIAIO INOX: sono le padelle più diffuse, resistenti anche ai graffi, ma possono rilasciare nichel.

VETRO ATERMICO: non rilasciano alcuna sostanza nel cibo, ma sono poco adatte alla cottura sui fornelli.

TERRACOTTA: garantiscono una cottura uniforme, ma se scalfite possono rilasciare sostanze tossiche.

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TITANIO: sono le migliori antiaderenti, praticamente indistruttibili.
 
 
 
 
Fonte: Europass (Europass è un ufficio che si occupa dei rapporti fra l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA)  e le Istituzioni.- rassegna stampa- 10 marzo 2013