lunedì 11 marzo 2013

Dermatite Atopica : Colpa dell'inquinamento?

A Montecarlo il convegno internazionale “L’eccellenza incontra l’eccellenza”
DERMATITE ATOPICA PEDIATRICA, BOOM DI CASI
IN EUROPA COLPITO IL 43% DEI BAMBINI SOTTO I 5 ANNI
IL PEDIATRA: “COLPA DELL’INQUINAMENTO”




Secondo gli ultimi dati internazionali sono triplicati i casi negli ultimi 20 anni soprattutto nelle aree industrializzate dove gli ambienti insalubri sono maggiori. Ma attenzione anche all’alimentazione, i cui rischi nutrizionali sono identificabili con un test specifico, il ‘NutricheQ’, appositamente studiato sulla dieta del bambino tra 1 e 3 anni dalla Scuola U-tre della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP)

Montecarlo, 9 Marzo 2013 – Sotto i 5 anni la dermatite atopica colpisce quasi un bambino su due. Le cause possono essere varie – abitudini alimentari, l’assunzione di farmaci, abitudini voluttuarie o lavorative in caso degli adulti – ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) valuta che circa un terzo delle malattie infantili dalla nascita a 18 anni nella Regione Europea possa essere attribuibile all’ambiente insalubre o insicuro che tende a gravare specie sui bambini al di sotto dei 5 anni, con picchi del 43%. Un vero allarme, se si considera che la prevalenza è più che raddoppiata nelle ultime tre decadi, triplicata nelle aree industrializzate, tanto che la dermatite atopica è ormai la più diffusa fra le affezioni cutanee in età pediatrica. Con essa sono schizzati ai massimi livelli anche i ‘costi di gestione’ socio-economici. Una recente indagine condotta negli Stati Uniti (dove la dermatite atopica è stata maggiormente studiata) stima infatti che pesi sulle famiglie con una spesa variabile da meno di 100 dollari a più di 2000 dollari per paziente all’anno per un ammontare totale di quasi 1 miliardo di dollari di costi diretti. Pur di fronte ad una diagnosi semplice, effettuabile con un esame clinico, senza analisi di laboratorio o l’esecuzione di prove allergiche, poche o pressoché nulle sono le terapie risolutive, a causa dell’origine costituzionale e geneticamente determinata della malattia (non vi è una motivazione specifica) che la rendono però particolarmente sensibile a fattori ambientali, quali, appunto l’inquinamento. Ma fanno la loro parte anche forti escursioni climatiche, vento, pioggia, umidità, polveri, allergie alimentari o carenze e rischi nutrizionali. Questi ultimi sono rilevabili con ‘NutricheQ’, un test appositamente studiato sulla dieta del bambino tra 1 e 3 anni dalla Scuola U-tre della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), che deve essere compilato dai genitori per aiutare il pediatra a individuare coloro che potrebbero avere bisogno di maggiore supporto o informazioni in merito agli aspetti legati alla nutrizione del bambino. adatto anche come strumento preventivo per la fascia d’età successiva. Di questo si è parlato oggi ad un incontro internazionale di Montecarlo, “L’eccellenza incontra l’eccellenza”, organizzato dalla Federazione Italiana dei Medici Pediatri.

“La dermatite atopica – dichiara il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Giuseppe Mele – è la più diffusa delle malattie dermatologiche in età pediatrica ed è provocata principalmente da fattori genetici. Questo significa che se un genitore ha una manifestazione atopica nel 60% dei casi potrà esserne affetto anche il figlio, percentuale che aumenta fino all’80% se entrambi i genitori hanno la patologia, mentre in una famiglia non atopica la probabilità che ne venga colpito il bambino è di circa il 20%”.
“Sono moltissimi i bambini affetti da malattie della pelle – spiega Giuseppe Ruggiero, Referente Nazionale della Rete Dermatologica della FIMP – di cui non è possibile dare una stima esatta. Ciò che invece è possibile affermare è che queste patologie sono in costante aumento, tanto che oggi il 20-30% delle visite che ogni pediatra esegue nel proprio ambulatorio riguarda anche problemi dermatologici, con una maggior prevalenza di dermatite atopica. Le cause che ingenerano le malattie della pelle possono essere varie – abitudini alimentari, l’assunzione di farmaci, abitudini voluttuarie o lavorative in caso degli adulti – ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) valuta che:

 circa un terzo delle malattie infantili dalla nascita a 18 anni nella Regione Europea possa essere attribuibile all’ambiente insalubre o insicuro che tende a gravare specie sui bambini al di sotto dei 5 anni, con picchi fino al 43%.


 La ragione di una percentuale così elevata va ricercata in 3 ordini di fattori: 

1) una maggiore suscettibilità del bambino, poiché gli organi e i sistemi in rapida crescita attraversano periodi di elevata vulnerabilità; 

2) il metabolismo ancora immaturo che può essere meno capace di detossificare ed espellere le sostanze chimiche; 

3) la maggiore esposizione per unità di peso corporeo ai danni ambientali (i bambini bevono più acqua, utilizzano più alimenti degli adulti e hanno una frequenza respiratoria maggiore con un più elevato scambio di gas”.


 “Per meglio controllare l’evoluzione della dermatite atopica – aggiunge il presidente Mele – diventa dunque estremamente importante agire su quei fattori non correlati all’ambiente e che possono aiutare a prevenire o lenire i maggiori disturbi, rappresentati da prurito, eczemi, secchezza diffusa, perdita di compattezza e turgore, comedoni e punti neri, brufoli, specie nelle zone a maggior rischio di dermatite quali le mani e il viso (più esposti) o le gambe e le ginocchia (maggiormente soggette allo sfregamento degli indumenti). Questo è possibile educando la mamma e/o i genitori ad acquisire comportamenti auto-gestionali corretti sia nel trattamento della patologia, con l’uso costante di creme emollienti per contrastare la secchezza cutanea o di prodotti antinfiammatori (cortisonici per uso topico) in caso di lesioni infiammatorie”,
Anche una alimentazione corretta, sana e bilanciata, ricca di frutta e verdure (per assumere vitamine e sali minerali), pesce, grassi di origine vegetale, fibre e cereali, arricchita da un buon apporto di acqua e da un limitato consumo di bevande zuccherate e cibi troppo raffinati diventa particolarmente importante in inverno quando la pelle è privata dei benefici del sole e la dieta è più ricca di carboidrati e grassi. “In questa direzione – conclude Il dr. Mele – è importante il nostro test di screening, ‘NutricheQ’, nato da un progetto della nostra scuola U-TRE (acronimo di “Uno-TRE” anni). Redatto sotto forma di questionario per i genitori, il test – integrato da una serie di guide che possono essere fornite ai genitori per ogni fattore di rischio individuato – aiuta il pediatria a individuare coloro che potrebbero necessitare di maggiore supporto o informazioni in merito a determinati aspetti della nutrizione del bambino.


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