domenica 5 gennaio 2014

Reflusso Gastro Esofageo

 

 

 

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Si definisce reflusso gastro-esofageo (RGE) il passaggio involontario del contenuto gastrico nell’esofago. Può essere semplice (o funzionale) oppure patologico (malattia da RGE).


 

Il reflusso gastro-esofageo semplice è una condizione tipica del neonato e del lattante, caratterizzata da episodi di rigurgito post-prandiali, in un quadro di benessere generale del bambino.

L’eziologia è l’accentuazione di un fenomeno fisiologico del lattante, espressione di una relativa immaturità della funzione cardiale.

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La clinica è caratterizzata da rigurgiti o vomiti anche frequenti ma non tali da compromettere lo stato generale e la curva di crescita; questi rigurgiti tendono a scomparire entro il 6°-7° mese di vita.
Non è richiesta alcuna indagine strumentale.


Il trattamento si basa sui seguenti provvedimenti: terapia posturale (sollevamento del tronco del bambino di 30-40 gradi sul piano orizzontale); terapia dietetica (latti speciali antireflusso); terapia farmacologia, se la terapia posturale e dietetica non sono sufficienti a migliorare il quadro (basata su antiemetici-procinetici, in primis il Domperidone).


La malattia da RGE è caratterizzata dall’associazione del reflusso con esofagite o con segni/sintomi tali da interferire con lo stato di salute del bambino o con la sua crescita.
Segni tipici sono: vomito o rigurgito ricorrente, irritabilità del lattante, rifiuto o interruzione del pasto, pianto in fase post-prandiale, pirosi e dolore toracico.

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Segni meno frequenti: inarcamento del tronco e postura anomala del collo (S. di Sandifer), apnea o fenomeni ALTE (Apparent Life Threatening Events), disturbi respiratori cronici (laringiti, broncopolmoniti ricorrenti, asma, tosse secca soprattutto post-prandiale).


Di fronte ad un lattante in età superiore ai 4 mesi che presenta frequenti rigurgiti e vomiti, è molto importante esaminare accuratamente la curva di crescita: se è dimostrato un rallentamento o addirittura un arresto della crescita, il sospetto di una causa specifica patologica a carico dell’apparato digerente è d’obbligo.


La diagnosi differenziale va posta con le intolleranze alimentari, soprattutto alle proteine del latte vaccino; è necessario pensare anche alla malrotazione intestinale, alla stenosi pilorica, anche tardiva, all’ernia iatale da scivolamento e all’ernia diaframmatica congenita.
Un volta sospettata la presenza di un reflusso con complicazioni, si rende necessaria l’indagine endoscopica, per stabilire la presenza e il grado dell’esofagite.
Il monitoraggio del pH intraesofageo prolungato per 24 ore è un’altra prova alla quale sottoporre il lattante.
Insieme o successivamente si procede ad una indagine radiologica delle prime vie digerenti con mdc per escludere lesioni anatomiche.


La terapia è medica: oltre ai provvedimenti utili per il reflusso (posturali, dietetici, procinetici), trovano indicazione i farmaci antisecretivi (H2-antagonisti, inibitori di pompa protonica).
L’intervento chirurgico (fundoplicatio secondo Nissen) va considerato solo dopo fallimento di ogni tentativo medico, in presenza di gravi lesioni della mucosa esofagea e se il reflusso non è guarito dopo i 3 anni di vita.
La chirurgia è utile fin dall’inizio in caso di stenosi o di grossa ernia iatale.

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