Nel periodo di tempo che intercorre tra il 9° e 18° mese, il bambino affina ed arricchisce le capacità motorie e psichiche acquisite in precedenza e prosegue nel suo sviluppo con nuove esperienze e non pochi conflitti.
.
L’ALIMENTAZIONE DAI 9 AI 18 MESI
A partire dal momento in cui il bambino assume quattro pasti diversificati, a base di latte, frutta, verdure, cereali, e carne, la dieta viene ad assomigliare sempre più a quella degli adulti. Ciò è possibile, in quanto l’organismo diventa capace di assimilare quasi tutti gli alimenti ed il bambino è in grado di masticare e di utilizzare sempre meglio il cucchiaino ed il bicchiere. A questo punto i problemi di alimentazione non riguardano più tanto la qualità dei cibi, ma la necessità di seguire una dieta equilibrata ed adeguata al bambino, soprattutto se mangia poco volentieri.
E’ quasi impossibile fissare delle regole precise, per quanto riguarda le quantità di alimenti necessari a questa età.
E’ molto meglio basarsi sull’appetito del bambino e lasciare che egli si regoli da solo, purché il suo accrescimento rimanga regolare. Importante è la regolarità dell’accrescimento che deve essere progressiva e costante. In realtà, per il fatto che la dieta del bambino si avvicina a quella dell’adulto, molti dei nostri bambini seguono una dieta troppo ricca.
Questo eccessivo apporto nutritivo trova spiegazione nella convinzione diffusa tra le mamme, che un bambino che mangia molto è un bambino in buona salute, a differenza di quello che, essendo presto sazio, mangia meno e rifiuta le pietanze preparate con tanto amore dalla mamma.
E’ vero, invece, il contrario: un eccesso apporto calorico, che rende il bambino grassottello (quando non obeso), non è consigliabile per la futura salute del piccolo, in quanto lo abitua ad un sovraccarico di cibo, che negli anni a venire potrà essergli addirittura nocivo. L'equilibrio alimentare non è sempre facile da seguire, perché i bambini modificano con frequenza i loro gusti ed il loro appetito che varia molto da un giorno all’altro. Inoltre, in questo periodo, il desiderio di autonomia e di autoaffermazione si manifesta sovente con una opposizione al cibo, con capricci improvvisi e rifiuti inspiegabili. Se il bambino rifiuta la carne o respinge le verdure, che fino al giorno prima sembrava gradire, non facciamone una tragedia: la sua salute non sarà compromessa ed il suo accrescimento continuerà secondo il suo ritmo, anche se per un certo periodo, preferirà latte o le uova. Esaminiamo i vari tipi di alimenti:
Latte e latticini
Sia il latte, sia i suoi derivati ( formaggi, yogurt, creme, budini, ecc.) hanno più o meno lo stesso valore nutritivo. Contengono proteine animali e soprattutto calcio, di cui rappresentano per il bambino la fonte principale. E’ raccomandata l’assunzione giornaliera di circa mezzo litro di latte o di una quantità equivalente di latticini.
Le proteine animali
Sono presenti nella carne, nel pesce, nelle uova, e a poco a poco nella dieta del lattante sostituiscono quelle del latte. La quantità di carne da somministrare ogni giorno ad un bambino di 12 – 15 mesi, che assume ancora circa mezzo litro di latte, dovrebbe essere circa 30 grammi. Tutti i tipi di carne sono indicati per il bambino, non deve essere dimenticato il pesce che deve essere spesso offerto al bambino.
La frutta e le verdure
Fonte di vitamine e di zuccheri e le verdure ricche di sali minerali, di cellulosa e di acqua, sono molto importanti per una dieta equilibrata, inoltre favoriscono le funzioni intestinali. Questi due tipi di alimenti sono uniti tra loro in quanto il rifiuto momentaneo delle verdure ( tanto spesso lamentato dai genitori ), può essere compensato con un maggiore apporto di frutta.
Gli zuccheri
Sono di due tipi. Alcuni, rappresentati dall’amido, sono a lenta assimilazione e sono contenuti nelle patate, nei cereali, ( grano, riso, mais, orzo ) e nelle leguminose ( piselli, fagioli, lenticchie ). Altri, in particolare il saccarosio, sono a rapida assimilazione e si trovano nello zucchero da cucina, nei dolci e nelle bevande dolcificate. Il consumo di questi cibi è molto spesso eccessivo e comporta il rischio di obesità, di disturbi digestivi e di carie dentale. L’uso di aggiungere zucchero non necessario a molti cibi e bevande, è un errore in quanto abitua il bambino a prediligere i sapori dolci ed a rifiutare gli altri alimenti, creando delle consuetudini alimentari difficili poi da correggere.
Le modalità del pasto, in questo periodo, subiscono delle notevoli variazioni. Non vale la pena di insistere sul metodo di assunzione degli alimenti ed è meglio accondiscendere alle esigenze del bambino, per non creare conflitti, proprio nel momento dei pasti, e correre il rischio di vedere comparire una inappetenza ostinata. Il desiderio di mangiare da solo, con conseguenze catastrofiche per la pulizia dell’ambiente circostante e dello stesso bambino, ( gli schizzi di pappa tutto attorno sono la regola ) trova non pochi ostacoli da parte della mamma, che certo preferirebbe continuare come prima, ad imboccare il suo piccolo. Questi tentativi di fare da sé, sono l’espressione del desiderio di autoaffermazione, che non dovrebbe essere contrastato. Se la mamma ha un po’ di pazienza e si accontenta di sorvegliare il bambino, lasciandolo mangiare da solo, non correrà il rischio di vedersi rifiutare la pappa, per l’opposizione del piccolo a farsi imboccare. “ il mio bambino non mangia niente” E’ il ritornello dei genitori di bambini tra 1 e 5 anni di età.
Senza apparente motivo, il piccolo, che fino ad allora aveva sempre mangiato con buon appetito, incomincia a rifiutare qualche alimento; torce il naso di fronte alle verdure; mangia a stento pochi bocconi e, appena può abbandona la tavola per giocare.
Se il fatto si ripete di frequente, i pasti diventano una specie di incubo per lui e per la famiglia. Eppure il fenomeno è molto più comune di quanto non si creda; è del tutto normale e senza gravi conseguenze, se i genitori sanno affrontarlo con saggezza.
Vi sono diversi fattori che spiegano questa diminuzione dell’appetito, a partire dall’anno di vita. Innanzi tutto il rallentare del ritmo di crescita e la riduzione dell’aumento di peso rispetto a quanto accadeva nei primi 12 mesi di vita; il bambino non trova più grande interesse per il cibo ( che è sempre lo stesso, un po’ ripetitivo ), mentre è attirato da attività diverse, che suscitano la sua attenzione e lo distraggono dal pasto: giocare, camminare, esplorare la casa, sono per lui occupazione ben più interessanti del mangiare, che è diventato una noiosa necessità.
La situazione è aggravata dall’inquietudine dei genitori, i quali, nel timore che il piccolo non si nutra a sufficienza, continuano ad offrirgli degli spuntini “fuori orario”, riducendo ulteriormente il suo appetito al momento del pasto. Si crea così un circolo vizioso: il bambino non ha mai fame perché è sempre sazio ed alla mamma, angosciata, sembra che non mangi nulla. E’ evidente che il biscotto, il dolce, la frutta od il pezzo di pane, offerti alle 11,30, non favoriscono l’appetito per il pranzo di mezzogiorno e che lo yogurt dato alle 18, mal si accorda con la minestrina della cena che segue una o due ore dopo.
E’ compito del Pediatra e ……della bilancia, dimostrare ai genitori impauriti che il loro bambino non è denutrito e non rischia di morire di fame. Questo problema dell’inappetenza, in realtà solo apparente, è tipico del primo figlio e non si verifica quasi mai nei successivi fratelli, probabilmente perché i genitori, più esperti e meno ansiosi, si creano minori preoccupazioni.
I PRIMI PASSI
Imparare a spostarsi da un luogo all’altro è una tappa fondamentale dello sviluppo che riflette l’acquisizione dell’autonomia motoria. Ora il bambino può muoversi come vuole, gattona, oppure striscia sul pavimento. L’inizio dei primi passi con l’aiuto della mano dei genitori è molto variabile, sia per epoca, sia per modalità di comparsa. Vi sono bambini più leggeri ed agili, che stanno in piedi molto presto ed imparano in pochi giorni a camminare velocemente, tanto da richiedere una attenta sorveglianza per le loro imprevedibili iniziative ( toccano tutto ignorando il pericolo ). Altri bambini, più pesanti e robusti, di temperamento più calmo o semplicemente più paurosi, ritarderanno l’acquisizione sia della stazione eretta, sia della marcia, con e senza appoggio. I genitori non si devono preoccupare per questo ritardo, poiché la differenza tra un bambino e l’altro può essere anche di qualche mese, pur restando nella normalità.
Inoltre, vi sono bambini che, avendo imparato a spostarsi velocemente ed agilmente a quattro zampe, sono riluttanti ad abbandonare questo modo di locomozione.
Dalla acquisizione della marcia senza appoggio, che il bambino raggiunge di norma fra i 12 ed i 18 mesi di età, alla marcia spedita, la distanza è breve. Il bambino passa molto presto dalla marcia incerta e barcollante, a gambe larghe e tese, con il corpo proiettato in avanti, ad una marcia più disinvolta ed equilibrata, che gli permette persino di correre. Tuttavia i progressi, pur essendo rapidi, sono contrassegnati da fasi alterne di apparenti e transitori regressi, per lo più dovuti a qualche clamoroso incidente. Le cadute sono infatti all’ordine del giorno, in questo periodo di tumultuoso sviluppo motorio, e possono spaventare il piccolo, rendendolo più prudente e timoroso. A quest’epoca, i più coraggiosi sono anche in grado di salire o scendere le scale, sia pure in modi diversi: chi da seduto, chi gattonando, chi aggrappandosi alle pareti od alla mano rassicurante dei genitori. L’esplorazione del mondo esterno arricchisce le sue esperienze, ma comporta non pochi rischi.
A questa età il bambino ignora il pericolo: tocca tutto, porta alla bocca ed ingerisce ogni oggetto a portata di mano; compie movimenti e gesti imprevedibili e spesso pericolosi. E’ il momento di allontanare da lui tutto ciò che rappresenta un rischio e che può attirare la sua attenzione; è il momento in cui è richiesta la massima sorveglianza, per evitare incidenti talvolta anche molto gravi.
Nello stesso tempo, è bene che il piccolo goda della sua autonomia e di una certa libertà per poter ampliare le sue esperienze ed imparare a conoscere il pericolo e ad evitarlo. Vi sono poi due diversi modi per prevenire i rischi: l’uno di allontanarlo dal pericolo e l’altro di spiegarglielo con pazienza e di cercare di farglielo capire, anche a costo di qualche ferma proibizione.
LE PRIME SCARPINE
Quando è opportuno far calzare al bambino le prime scarpine?. La risposta è semplice: soltanto quando incomincia a compiere i primi passi. Prima di quel momento le scarpine sono inutili e fastidiose per il piccolo. Lasciamo i suoi piedini liberi, finché è possibile. D’altronde, anche se il bambino cammina a piedi nudi sul tappeto o sulla sabbia, non ne trae che beneficio, sviluppando meglio l’arco plantare e rinforzando in tal modo i muscoli del piede. Comunque le scarpe ad un certo punto devono essere comprate: saranno confortevoli, comode, a punta larga, dovranno calzare bene, senza stringere, e sostenere la caviglia senza comprimerla. La suola deve essere leggera antiscivolo e morbida: prendiamo in mano la scarpina tenendo la suola sul palmo. Premendo la punta con il pollice e trattenendo la parte posteriore con le altre dita, la suola dovrebbe flettersi agevolmente. Non deve inoltre essere né troppo corta né troppo lunga.
Per accertarsene, basta farla indossare al piccolo e, tenendolo in piedi, premere con un dito sulla punta: dovrebbe restare circa un centimetro libero davanti all’alluce. Uno spazio maggiore rischierebbe di far “ballare” il piede, riducendo la stabilità. La crescita del piccolo, in questi mesi è rapidissima, meglio quindi acquistare un paio di scarpine alla volta: in questo modo, oltre a garantirgli la misura sempre adeguata al piedino, non si spenderà in tante paia di scarpe che presto saranno strette ed importabili.
LE VACCINAZIONI
Al compimento del 1° anno di età il bambino deve in genere completare il ciclo di base delle vaccinazioni obbligatorie e in pratica deve essere sottoposto alla 3° dose di vaccino Esavalente, Antipneumococco ed Antimeningococco C. Verso i 15 mesi è opportuno sottoporre il bambino alla vaccinazione “antimorbillo/rosolia/parotite”, a quest’età, infatti, il piccolo non è più protetto dagli anticorpi trasmessigli dalla madre durante la gravidanza e può contagiarsi se viene a contatto con soggetti ammalati. Idem per la vaccinazione antivaricella. Vedere anche articolo : Le vaccinazioni
IL SONNO
La sua durata totale non si modifica. Il sonnellino del mattino è soppresso, mentre rimane sempre importante quello del pomeriggio, se non per la sua durata, per la sua utilità. Esso comprende una semplice fase di sonno leggero, una ventina di minuti od un ciclo completo di sonno, da una ora e mezzo a due ore, durante il quale un risveglio forzato può essere mal accolto.
E’ opportuno quindi rispettare il sonnellino pomeridiano qualunque ne sia la durata, che può variare da un giorno all’altro, poiché esso corrisponde ad un profondo bisogno fisiologico del bambino. E’ necessario che il sonno sia un piacere cui il bambino si abbandona spontaneamente e che prevalga sul gioco e sulla compagnia degli adulti. Perciò perché non lasciare che il bambino si addormenti vicino ai genitori su una poltrona o meglio, nel suo letto, con un genitore accanto?. Sottostare al rituale che molto spesso presiede all’atto di andare a letto ( canzone, storiella, musica, oggetto-feticcio ) e che richiede il suo tempo, è certamente uno dei modi migliori di addormentare il bambino facilmente, dimostrandogli che non si vuole sbarazzarsi di lui.
Vedere anche articolo : Il sonno
Vedere anche articolo : Il sonno